GIOCO
D’AZZARDO E SLOT MACHINE
Siamo
il nono paese al mondo per perdite di denaro dovute al gioco
d’azzardo legale che in Italia rappresenta la terza industria, con
il 3% del Pil nazionale e 5.000 aziende in aumento esponenziale.
Peggio di noi gli Stati Uniti (USA), la Cina, il Giappone e altri.
Tra l’altro quelli citati sono tutti più popolosi del nostro
paese.
Nel
2016 in Italia il gioco d’azzardo ha divorato 95 miliardi di euro,
di cui 10 sono andati nelle casse dello Stato.
Si
gioca nelle lotterie, si gioca online e scommesse. La maggiore quota
si spende nelle slot machine, circa 5,8 miliardi di euro, in media
180 euro l’anno pro capite (oltre 3,5 miliardi di euro invece è
quanto si spende in giochi numerici e lotterie (1,8 dal lotto; 1,3 da
gratta e vinci; 0,47 dal superenalotto). In Italia sono installate
400.000 macchinette, pari a una ogni 150 abitanti. Abbiamo solo 4
casinò, pochi rispetto ad altri paesi, ma compensiamo con una
abbondante diffusione di slot machine.
Si
sono moltiplicate le slot nei bar, nelle tabaccherie e nelle apposite
sale giochi; è prevalsa insomma la logica commerciale.
Oggi
c’è una malattia che attraversa i vari strati sociali, viene
chiamata “ludopatia”. E’ una malattia subdola, pericolosa, che
ha già procurato diverse vittime; si può curare, ma non è facile.
Sociologi e psicologi confermano che soprattutto le classi più
povere sono inclini a cercare nel gioco il riscatto da una situazione
economica difficile. La probabilità di vincere una grossa somma è
veramente esigua. E’ frequente la vincita del prezzo del biglietto,
un trucco a costo zero per dare l’illusione che vincere sia facile
e indurre a continuare a giocare. Le slot machine non hanno memoria,
non importa quante volte si è giocato o perso, la probabilità di
una vincita rimane praticamente nulla.
Comprare
un biglietto o tentare la fortuna non è necessariamente un male,
finché rimane nell’ambito del gioco.
Il
problema è quando diventa dipendenza, cioè patologia.
Dell’insorgenza
di questa “malattia” ci si può accorgere con una maggiore
attenzione ai nostri comportamenti, quando ad esempio cominciamo a
giocare cifre che vanno oltre quelle che ci eravamo prefissi e il
desiderio di giocare è più forte della volontà di controllarsi.
In
alcune località i cittadini consapevoli dei rischi che comporta il
gioco, si sono organizzati facendo prevalere il proprio dissenso alla
realizzazione delle sale da gioco.
E’
bene utilizzare questa forza anche per sollecitare il Governo e il
Parlamento perché al più presto sia disciplinata questa materia con
una legge che toglie la discrezionalità al singolo.
L’obiettivo
per tutti deve essere quello di una riduzione urgente dell’offerta
del gioco, che le macchinette siano tutte collegate al “sistema
remoto” e venga salvaguardata la salute pubblica allontanandole
dalla vicinanza dalle scuole e dalle zone sensibili. Queste dannate
macchinette devono definitivamente sparire dai bar, delle
tabaccherie, dagli alberghi, dalle edicole, dagli esercizi
commerciali e dagli stabilimenti balneari. Non si parla di
proibizionismo, ma di prevenzione e tutela della nostra salute e di
quella dei nostri figli.
Le
restrizioni che chiedono molti comuni si rifanno ai regolamenti già
approvati da altri come ad esempio quello di Rivoli, regolamenti che
hanno già superato il vaglio dei ricorsi al TAR. In queste norme si
dice che le sale gioco devono essere a 300 metri di distanza dalle
scuole, dai luoghi di culto, dagli ospedali e dalle case di cura e
almeno a 150 metri dagli sportelli bancomat o dai compro oro. (A
Burolo nel “Regolamento per le sale giochi e per l’installazione
di apparecchi elettronici da intrattenimento o da gioco” approvato
con deliberazione del consiglio comunale n. 3 del 29 gennaio 2017 è
prevista una distanza minima di 400 metri da scuole, bancomat o
ingressi a sportelli bancari, …)
A
Burolo c'è una sala gioco adiacente a una banca con bancomat. In
riferimento alla legge regionale del 2/5/2016 (legge
regionale
n.9/2016 “Norme per la prevenzione e il contrasto alla diffusione
del gioco d'azzardo patologico”) questa
sala, così come altre sul territorio regionale, dovrà essere
chiusa.
Anche
se timidamente la legge incomincia a far rispettare alcune regole
ormai condivise. I tempi per la chiusura variano dai diciotto mesi ai
tre anni o ai cinque anni, secondo la tipologia e la localizzazione
del gioco.
Non
esiste una normativa comunitaria specifica sul gioco d’azzardo. Il
Parlamento europeo ha però approvato nel 2013 una risoluzione nella
quale si afferma la legittimità degli interventi degli stati membri
a tutela dei giocatori.
I
comuni hanno comunque la facoltà, di limitare con un’ordinanza
l’orario di utilizzo dei videopoker, sia nelle sale da gioco che
nei bar e nelle tabaccherie.
I
vecchi SERT, servizi contro le tossicodipendenze nel 2016 si sono
trasformati in SERD. E’ stato loro affidato anche la cura da
dipendenza per tabagismo, alcolismo e gioco d’azzardo.
Per
fare un’autentica prevenzione hanno però bisogno di più risorse e
mezzi. Compito del SERD, che è un servizio pubblico, è quello di
seguire i pazienti nelle varie dipendenze. Gli operatori hanno
acquisito una professionalità pluridisciplinare, in grado cioè di
poter affrontare le varie patologie.
In
Italia circa 300.000 persone si sono rivolte nell’ultimo anno al
SERD, una cifra impressionante, ma non significativa rispetto al
numero di giocatori, perché rappresenta un fenomeno quasi
completamente sommerso. Nella nostra ASL TO4 sono 202 le persone in
carico al servizio solo per dipendenza da gioco:
ASL TO4 Sedi |
Pz giocatori seguiti durante il primo semestre 2017
|
Pazienti attivi al 30.06.2017 |
Nuove prese in carico nel primo semestre 2017 |
Ivrea |
48
|
35
|
10
|
Rivarolo |
36
|
29
|
3
|
Caluso |
15
|
13
|
1
|
Settimo/Chiasso |
78
|
64
|
10
|
Ciriè |
25
|
25
|
4
|
Totale |
202 |
166
|
28 |
Dati
pazienti in carico per Dipendenza da Gioco d’azzardo Patologico/
Problematico - Rilevazione primo semestre 2017
Di
questi una settantina sono della zona eporediese, ma rappresentano
“una piccola punta dell’iceberg” rispetto al fenomeno. Il SERD
collabora anche con il privato sociale e con alcuni volontari; a
Baldissero Canavese ad esempio esiste una comunità terapeutica
che si chiama Notre Dame, gestita dal Centro torinese di solidarietà
che ospita persone con dipendenza da gioco che aderiscono al progetto
terapeutico. I volontari, invece, fanno parte dell’associazione
“GA Italia” (giocatori anonimi Italia) collaborano organizzando
incontri settimanalmente ad Ivrea, dove solo qualche mese fa, hanno
inaugurato la sede.
Esiste
un sito dei GA: http://www.giocatorianonimi.org/piemonte.html
ed hanno un recapito telefonico per contattarli: 3200316497.
L’ottimo
lavoro di tutti i professionisti e volontari permette alle persone
che giocano d’azzardo di essere aiutate e curate.
LA
REDAZIONE
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