Mi chiamo Mashud
Questa è la storia di un ragazzo che
un giorno, in un posto lontano, all'età che i suoi coetanei italiani
vanno ancora a scuola, ha preso una decisione che l'ha portato ad
arrivare qui, a Burolo, un lungo cammino che per adesso si è fermato
nella casa accanto alla mia.
E' una storia come ce ne sono tante,
eppure unica, perché le motivazioni che spingono queste persone che
incontriamo quotidianamente fuori dai supermercati, ai posteggi, a
vendere rose o a chiedere l'euro sono diverse ma partono sempre da
una scelta, quella di andarsene, andare via da dove si è nati e
cresciuti e noi vediamo solo il finale di quelle storie, li vediamo
qui e non sappiamo nulla di loro, li giudichiamo senza conoscerli.
Ogni storia è diversa e non sono
sicuramente tutte belle storie o belle persone, mi piacerebbe
conoscerle per poterle raccontare perché è questo che io amo fare.
Una la conosco e forse , parlando un
italiano stentato qualcosa è sfuggito, qualcosa si è perso ma,
comunque, eccola qui.
Questa è la storia di Mashud, il mio
vicino di casa, la lascio raccontare a lui
“ Mi chiamo Mashud, Mashud Mondol,
sono nato a Rajsnaht, in Bangladesh nel 1990.
A giugno avrò 27 anni.
Non sono mai andato a scuola e fin da
piccolo ho sempre lavorato la terra. In Bangladesh niente è
gratuito, studiare costa, curarsi costa, ottenere qualsiasi cosa ha
un costo. La mia famiglia, padre, madre, tre fratelli e una sorella,
non aveva soldi e nessuno è andato a scuola. Il lavoro è solo
lavoro nei campi, si vive coltivando e mangiando quello che la terra
ci dà. Io all'età di 10 anni lavoravo sotto un “capo” che mi
pagava abbastanza bene così sono riuscito a comprare due mucche alla
mia famiglia. All'età di circa 15 anni ho capito che dovevo andare
via, avevo sentito che in Libia si poteva vivere bene se si sapeva
lavorare e io sono bravo, mi piace lavorare la terra.
La mia famiglia ha venduto tutto, anche
le due mucche, per farmi partire e io ho preso un aereo e sono
arrivato a Zliten, in Libia e lì ho visto il mare. Non avevo mai
visto il mare.
Sono rimasto per circa quattro anni,
lavoravo e venivo pagato, mandavo soldi alla mia famiglia e stavo
bene. Poi è arrivata la guerra, mi hanno preso tutto, soldi,
documenti, anche i vestiti.
Sono salito sul barcone diretto in
Italia in maglietta e mutande. La traversata è stata lunghissima,
non finiva più, io ero sicuro che sarei morto. Su quel barcone una
vita se n'è andata e una nuova è arrivata , io volevo solo
raggiungere terra , in qualsiasi luogo, ma a terra.
L'Italia era Lampedusa, la salvezza.
Ore e ore in fila per essere identificati, nessuno aveva documenti,
soldi, vestiti. Ci hanno dato acqua e cibo, hanno cercato di capire
il nostro nome e da dove arrivavamo. Pochi giorni dopo ero di nuovo
sul mare, ma questa volta la barca era quella della guardia costiera
e sono arrivato a Napoli. L'Italia è lunga e stretta e io l'ho
percorsa tutta. Un autobus mi ha portato a Torino. Una grande città,
molto diversa dai miei luoghi. Non potevo fare quello che so fare,
niente terra da coltivare, solo Hotel e far niente, non mi piaceva.
Ma il mio viaggio non era ancora finito e un giorno sono arrivato a
Ivrea. Anche qui Hotel e fare niente ma io volevo lavorare, so di
saperlo fare bene, il mio lavoro. Ho trovato chi mi ha aiutato. Ora
abito sulla collina a Burolo, ho tanta terra da coltivare, pianto
ortaggi di questa zona ma anche del Bangladesh, mi faccio mandare i
semi, faccio conoscere prodotti che qui pochi conoscono e a me piace
cucinare le cose della mia terra. Non so scrivere ma leggo e parlo
abbastanza bene l'italiano e continuo ad imparare tante cose, ho
molte brave persone che mi aiutano.
Vendo i miei prodotti e questo mi
permette di essere autonomo e di aiutare anche la mia famiglia
rimasta in Bangladesh. Sono riusciti a comprare un piccolo terreno su
cui vogliono costruire una casa, per ora c'è solo il tetto. Io non
tornerò più. La mia vita è qui e qui voglio rimanere, c'è ancora
tanta terra da coltivare.
Wilma Nicola
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti non vengono automaticamente pubblicati, ma sono moderati dalla redazione, che censurerà parole offensive e insulti, ripetizioni inutili E MESSAGGI NON FIRMATI