Non sarà facile creare
una nuova normativa, né sul piano tecnico, né su quello politico,
si dovrà anche trovare il modo di distribuire equamente i migranti.
La mancanza di una posizione unitaria dell'Europa stà creando seri
problemi. L'Italia è soggetta al rispetto di questo e di altri
accordi sottoscritti con l'Unione Europea. Vi sono quindi dei vincoli
che devono essere rispettati. Intervengono poi una serie di norme e
strumenti che nella gestione variano da uno stato all'altro.
Non voglio adesso aprire
una discussione nel merito di questo capitolo.
Vorrei invece riflettere
sul modo in cui noi ci avviciniamo a questo tema, perché se manca
questa disponibilità è pressocchè inutile discutere di tutto il
resto.
Spesso dimentichiamo che
quando si parla di migranti, si parla di persone, di individui, di
famiglie, di bambini, che fuggono da situazioni disperate.
Si ha la tendenza a
osservare la cosa da lontano, con distacco, come se stessimo
guardando un paesaggio dall'alto di un colle. Se ci avviciniamo
cominciamo a vedere in modo più nitido i particolari, i contorni
sono più definiti, e familiarizziamo con le varie forme che
componevano quel generico paesaggio. Si crea insomma un rapporto più
intimo con ciò che vediamo. Succede anche quando si dipinge o si
disegna. Cambia allora la prospettiva e il nostro modo di vedere dal
punto di vista emotivo.
Proviamo ad avvicinarci
ad un emigrato, evitando di guardarlo con sospetto e timore, lo
faremo sentire meno solo, forse ci racconterebbe la sua storia spesso
drammatica e sarebbe felice di condividerla con qualcuno, ci
sentiremo meno soli anche noi. Penso sia l'unico modo per esorcizzare
la paura.
Anche loro hanno un
legame forte con la terra di origine, ritornerebbero volentieri se ci
fossero le condizioni di una vita serena. Per molti decidere di
allontanarsi dal luogo dove sono nati, dove avevano gli affetti,
rischiando anche la vita, è stato doloroso, ma non avevano altra
scelta.
Le normative per ragioni
politiche dividono gli immigrati in categorie: richiedenti asilo,
rifugiati, e altri che semplicemente partono per togliersi da un
destino di povertà e di fame.
Per me sono tutte persone
bisognose di aiuto.
Come non vedere i segnali
di crisi che ormai da anni mettono a dura prova i modelli che fino ad
oggi hanno governato l'economia. Accentramento della ricchezza da un
lato, precarietà e impoverimento di interi strati della popolazione
sono i due elementi più manifesti che creano profonde ingiustizie e
tensioni sociali.
Come sempre le crisi
generano incertezze e paure, paura del nuovo, paura del diverso. La
cultura generata dalla paura insieme alla mancanza di informazioni
corrette non aiuta a gestire le problematiche a cui andiamo incontro.
Suggerirei ogni tanto di
mettersi nei panni dell' “altro”, di immaginare cioè di trovarsi
nella sua condizione. Fatelo e cercate di trovare dentro di voi
l'immagine, la suggestione più profonda, il segno più evidente che
vi lega a lui/lei. Non è una questione oziosa, ma un esercizio che
può aiutarvi a comprendere, può cambiare il vostro modo di
osservare e di percepire le cose. Potreste accorgervi così, che
tutte le serie motivazioni che fino a quel momento vi avevano
allontanato e reso indisponibile perdono consistenza e lasciano
spazio a un valore più profondo che è quello della solidarietà nei
confronti del più debole.
Nel merito della
gestione, penso che le cooperative complessivamente non abbiano
brillato nella loro funzione e vi siano anche stati casi di
speculazione. Diciamo che fino ad oggi questa esperienza è
abbastanza negativa, ma penso anche che citare questi casi per
giustificare il rifiuto all'accoglienza sia deplorevole. Già adesso
con i comuni consorziati In.Rete si tende ad un maggiore controllo
delle strutture preposte alla gestione. L'Unione Europea, con i suoi
cinquecento milioni di abitanti può con politiche adeguate tollerare
e integrare qualche milione di profughi distribuendoli equamente. In
Italia le persone che muoiono superano le nascite e solo parzialmente
l'immigrazione compensa il vuoto demografico. Il tasso di natalità
in Germania è tra i più bassi del mondo, l'età media è molto alta
e si è calcolato che entro il 2050 avrà tra i dodici ai quattordici
milioni di abitanti in meno rispetto ad oggi. I tedeschi con Angela
Merkel hanno accolto nel 2015 circa un milione e
duecentossessantamila migranti, la cifra più alta in Europa. Questo
è il presente, ma credo che con queste dinamiche e in questo
contesto sia praticamente impossibile pianificare il futuro. Chi
veniva in Italia dieci anni fa poteva ancora pensare di trovare
lavoro ma oggi manca anche al 40% dei giovani.
Le nuove tecnologie
dipersè non favoriscono nuova occupazione ma tendono a ridurla. Chi
fugge da guerre e regimi pericolosi in rispetto delle normative
internazionali devono sempre avere il diritto di asilo. L'Italia nega
ogni anno la possibilità di rimanere nel nostro paese, come
cittadini con diritti e doveri, al 60% dei profughi. Viene respinta
la loro richiesta d'asilo perché semplicemente nei criteri di
selezione non è contemplata la povertà.
Rispedire i profughi nel
loro paese d'origine, come sostiene qualcuno è oggi condannarli a
morte. Bisogna accoglierli nel rispetto delle regole e nel contempo
lavorare perché nei loro paesi si stabiliscano le condizioni di una
vita civile. Sarebbe ipocrita lasciar pensare che i cosiddetti paesi
“occidentali” presenti in quelle aree abbiano una funzione
umanitaria. La verità è che da sempre in quelle zone del pianeta,
ricche di materie prime, i paesi più forti hanno esercitato la loro
influenza privando quelle popolazioni delle loro ricchezze.
Ripercorriamo un po' la storia, limitandola ad alcune nazioni.
L'Inghilaterra, una della quattro nazioni che oggi costituiscono il
Regno Unito, con la rivoluzione industriale nel diciottesimo secolo
divenne la nazione più industrializzata al mondo. L'esistenza di un
impero coloniale consentì agli Inglesi di dominare il commercio
internazionale fino al diciannovesimo secolo.
La Francia, un tempo
potenza coloniale, ha ancora oggi territori con statuti speciali in
campo amministrativo. E' presente nel Sud America (Guyana),
nell'oceano Atlantico (Antille), nell'oceano Pacifico (Polinesia),
nell'oceano Indiano e in Antartide. Terza potenza nucleare al mondo è
uno dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle
Nazioni Unite e membro della NATO. Possiede basi militari su tutti i
continenti. La Francia, per un terzo del suo fabbisogno, si illumina
e prende la sua energia dall'estrazione di uranio nel Niger, dalle
tre alla quattro tonnellate all'anno. Un accordo di difesa del 1961
tuttora in vigore le dà questo diritto. La società di Stato
francese “Areva” è esentata dal versamento di qualunque forma di
imposta. Soltanto il 3% dei nigerini ha accesso all'elettricità e
quando non arriva nei pochi ospedali si muore.
Anche l'Italia, forse in
misura minore, non è esente da questi fatti. La super tangente
incassata da politici e faccendieri versata dall'ENI per lo
sfruttamento di un giacimento petrolifero in Nigeria ne è la prova.
Sembra che con un impiego legale e giusto i soldi di Eni avrebbero
potuto creare ventiduemilaquattrocento posti di lavoro in quella
regione.
Ho solo voluto tentare di
dare un'idea di quanto sia complessa questa materia e con quanta
superficialità e leggerezza spesso si esprime la propria opinione. I
governi possono con buone politiche intervenire ad attenuare gli
effetti della crisi, ma si deve operare sulle cause che sono
all'origine di queste problematiche, servono cambiamenti radicali e
coraggiosi. Il colonialismo ha solo cambiato faccia. La sola
beneficenza, per quanto utile, tiene i popoli sempre in uno stato di
dipendenza. Bisogna evitare il saccheggio sistematico delle risorse e
favorire politiche distensive che rendano nel tempo autonome quelle
terre.
Ennio Mucelli
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